Il Complesso Monumentale di San Martino, composto da edifici costruiti in epoche diverse e dai percorsi che li collegano, sorge in un pianoro della collina verbanese a balcone sul lago Maggiore e la valle Intrasca. Accanto alla grande chiesa barocca, sentinella della valle, si trovano il campanile, la casa parrocchiale, l’ossario settecentesco, l’ottocentesco Oratorio dell’Addolorata (detto anche “la Rotonda”) e il cimitero.
Nel territorio di Vignone, soleggiato e ben esposto, accanto a campi di segale, avena, miglio e panico si coltivavano uliveti e vigneti: da questa coltivazione pregiata deriva con ogni probabilità il nome del luogo. La scelta di san Martino (vescovo di Tours 316-397 d.C.) come titolare della chiesa potrebbe quindi essere dovuta al fatto che il santo, soldato-vescovo, è considerato protettore, oltre che dei sarti, degli albergatori, dei cavalieri, dei militari, dei mendicanti, dei forestieri e degli osti, anche dei vendemmiatori e dei vignaioli, la cui attività sarebbe stata motivata, in passato, dalla presenza di vigne sui terrazzamenti tutt’intorno.
Per tradizione la solennità di san Martino è strettamente legata al calendario agricolo: a san Martino (11 novembre) terminavano i contratti agricoli e si assaggiava il vino nuovo; fare “san Martino” era espressione popolare per dire fare trasloco e indicava il trasferimento da una sede di lavoro all’altra delle famiglie dei braccianti.
Attorno alla chiesa di San Martino si è sviluppato l’importante complesso, anche perché essa, sin dal tardo medioevo, era a capo di una delle decanie (circoscrizioni religose e amministrative) della pieve di San Vittore di Intra. Essa è nominata la prima volta in una pergamena del 1341. Alla degagna di San Martino appartenevano, oltre a Vignone, anche Zoverallo, Cissano, Arizzano, Bée, Premeno e Aurano con le loro frazioni; in tutto 12 villaggi situati tra i torrenti San Giovanni e Cargiago.